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I ghostwriter? Esistono dall’alba dei tempi, quando raccoglievano leggende orali e le trasformavano in poemi epici: Omero non era forse un ghost, in un certo senso? Talmente ghost che in realtà si ritiene ormai certo che sotto questo nome si siano celate più persone nel corso dei secoli. E pare che scrittori o poeti, nell’antichità, non solo godessero dell’appoggio dei mecenati ma vendessero anche i loro servigi letterari a ricchi signori. Al giorno d’oggi, chi scrive libri per conto di altri lavora più o meno nello stesso modo. Diciamo che… si è solo più organizzato.
Chi scrive libri per conto di altri: come prima cosa la segretezza
Un ghostwriter integerrimo, come prima cosa, rispetta il segreto professionale, costi quel che costi. Soprattutto, va da sé, quando il suo cliente vorrà o dovrà spacciare per sue le parole uscite dalla penna del ghost. Chi scrive libri per conto di altri, insomma, deve rimanere nell’ombra e non cedere alle lusinghe della notorietà. Anche perché, se si crea la reputazione di ghost inaffidabile che mette in piazza gli affari suoi e dei suoi clienti, rimarrà presto senza lavoro.
Esistono anche i ghostwriter ibridi, quelli che non si nascondono ma anzi compaiono sulle copertine dei libri insieme al cliente. In certi ambiti, specie quelli delle biografie o autobiografie, sta quasi diventando una moda. Questo perché la celebrità di turno spesso assolda un giornalista di fama, e ci tiene a farlo notare. Entrambe le modalità sono legittime, l’importante è sapere dall’inizio quale si sta scegliendo.
Diversi generi di ghostwriting
Inoltre, chi scrive i libri per conto di altri deve sapere quale genere di libro si accinge a scrivere e quale genere di lavoro di ricerca dovrà accollarsi. Anzitutto, è un libro di fiction oppure no? Nel primo caso dovrà lavorare a fondo con il cliente per capire che tipo di trama, personaggi e snodi narrativi mettere in scena. Nel secondo, dovrà farlo per prendere la massima dimestichezza possibile con l’argomento del libro di non-fiction: che sia la cucina vegana, l’architettura gotica o la meditazione buddhista, l’autore “ufficiale” avrà un suo punto di vista, un suo approccio alla materia, e dovrà comunicarlo a dovere all’autore “occulto”.
E poi non sono solo i libri a essere scritti dai ghost; ci sono persone che assumono scrittori professionisti anche per scrivere post di blog, articoli di riviste, prefazioni ad altri libri. Venditori e imprenditori cercano i ghostwriter per costruire i loro marchi, piuttosto che per riempirsi gli scaffali di premi letterari. A volte, insomma, il mestiere del ghostwriter sfocia in quello del copywriter; ed è altrettanto delicato.
Il principio di collaborazione
Poco fa parlavamo di “lavorare a fondo con il cliente”. Ovvero, assoldare uno scrittore fantasma non significa che fa tutto lui mentre il cliente sparisce. Chi scrive i libri per conto di altri sta semplicemente prendendo a prestito le idee del cliente per metterle su carta, quindi il cliente deve trovare il modo migliore per passare quelle informazioni al ghost, cosa che spesso avviene attraverso interviste registrate e condivisione di documenti. E poi bisogna trovare il tempo per rivedere il materiale scritto e assicurarsi che sia in linea con i propri ideali e la propria voce: un processo di revisione che può richiedere molto tempo.
Come trovare chi scrive libri per conto di altri?
Sostanzialmente in due modi: tramite il passaparola oppure cercando sul web.
In entrambi i casi, il problema nasce nel momento in cui, più che trovarlo, bisogna sceglierlo. Questo perché, a causa della riservatezza che ogni ghostwriter deve ai suoi clienti, sarà praticamente impossibile avere delle referenze o degli esempi di lavori già completati. In più, tra il cliente e il ghostwriter deve stabilirsi un feeling, il cliente deve sentire che il ghostwriter lo capisce e può riprodurre la sua voce. Un suggerimento? Testare il potenziale ghost con qualche incarico di mole contenuta, prima di impegnarsi in un progetto a lungo termine. Se questi primi esperimenti di “convivenza letteraria” andranno a buon fine, poi si potrà pensare al “matrimonio” vero e proprio.