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7 June 2021Correttore di bozze: il mestiere a caccia di refusi
“A caccia”, sì: perché certe volte i refusi vanno proprio stanati, come in una battuta di caccia. Il correttore di bozze deve avanzare riga dopo riga con un solido misto di pignoleria e concentrazione, nonché una spolverata di attitudine al sospetto. Perché appena nota qualcosa che non gli “suona bene”, i casi sono due: o è già sicuro di cosa e come correggere, o l’indole sospettosa lo spinge a verificare su manuali e dizionari, per sapere con certezza se ha davvero stanato un errore oppure no.
Chi è il correttore di bozze?
È una persona meticolosa, deputata a esaminare un testo per correggerne i dettagli di forma che possono essere sfuggiti alle revisioni dell’autore. I bersagli del correttore di bozze sono molteplici: per esempio le spaziature errate, le sviste di battitura, gli accenti dal verso sbagliato. Durante la stesura possono essere saltate delle doppie, ma anche delle formattazioni di termini che magari devono andare in corsivo o in maiuscoletto. Possono esserci delle disomogeneità fra i tempi verbali: un lungo periodo tutto al passato remoto, in cui è scappato un verbo al passato prossimo, magari a seguito di una riscrittura sostanziosa.
C’è chi fa la correzione di bozze a video, usando apposite funzioni dei programmi di videoscrittura, ma in realtà l’ideale sarebbe lavorare su una copia stampata del testo. Questo perché l’occhio umano focalizza meglio l’attenzione sulla carta, e qui bisogna mantenere un livello di attenzione piuttosto alto. Esiste una serie di indicazioni convenzionali per segnalare, a chi poi si occuperà di correggere il file, quali sono le imprecisioni da sistemare. Per esempio, una stanghetta verticale con una piccola base orizzontale indica che una certa lettera deve passare dal minuscolo al maiuscolo. Oppure, una parentesi quadra chiusa alla fine di una frase significa che in quel punto bisogna andare a capo.
Chi si occupa della correzione di bozze?
Dipende. Se il libro è destinato all’autopubblicazione, la correzione di bozze è una responsabilità dell’autore come tutti gli altri passaggi. Però è difficile correggere le proprie bozze in autonomia, perché ogni autore che si rispetti ha lavorato talmente a lungo sul suo testo che ormai lo ha introiettato al punto da non distinguere più ogni dettaglio. Mentre la correzione di bozze è fatta proprio di dettagli. Meglio quindi affidarsi a un professionista che non abbia mai visto prima quel testo e possa individuare subito refusi, doppi spazi, punteggiatura fuori posto eccetera.
Se invece il libro è in corso di pubblicazione da parte di una casa editrice, se ne occupano i suoi collaboratori (interni o esterni). Esistono anche formule ibride, adottate da certi piccoli editori. Costoro si prendono in carico pubblicazione e distribuzione, ma chiedono all’autore di provvedere alla rifinitura finale del testo. Il che, in parole povere, significa che dovrà rivolgersi a un correttore di bozze freelance e pagarselo. Pur comprendendo le difficoltà in cui si dibatte la microeditoria, questa formula a nostro avviso non è corretta e non può essere giustificata tirando in ballo le summenzionate difficoltà. Tant’è vero che ci sono microeditori decisi a fare la loro parte fino in fondo, e quindi a curare anche la correzione di bozze, senza pretendere l’intervento dell’autore.
La correzione di bozze è indispensabile per proporre un manoscritto a un editore?
A rigore, no. Nel senso che, a meno che nel manoscritto non sia rimasta davvero una quantità indecorosa di errori e imprecisioni, chiunque lo riceva sa che da una stesura “grezza” può aspettarsi qualche refuso. Inoltre, con buone probabilità, l’editor o il lettore professionista chiamato a valutare se quel manoscritto è indicato per la pubblicazione, baderà più che altro alla tenuta dell’intreccio. Alla sua capacità di agganciare il lettore, all’approfondimento dei personaggi, alla cura dell’ambientazione. I difetti formali si possono sempre sistemare, quando invece manca l’idea è un problema più serio.
Tuttavia, un manoscritto ben rifinito ha una marcia in più. D’accordo, l’analisi delle caratteristiche strutturali del testo rimane fondamentale; ma, per coloro che lavorano in casa editrice, avere per le mani un prodotto che dal punto di vista formale sia “chiavi in mano” o quasi, fa differenza. Per due motivi. Anzitutto la lettura è meno faticosa, e non esiste persona che non apprezzi quando un incarico di lavoro si rivela meno gravoso del previsto. In secondo luogo, non dover intervenire più di tanto a sistemare errori di forma è, per la casa editrice i cui collaboratori sono spesso oberati di lavoro, un bel risparmio di tempo e, quindi, di denaro. Il correttore di bozze, insomma, è un alleato anche per proporsi sul mercato editoriale.
1 Comment
[…] Infine, la superficie del testo: un editing meramente formale per evitare ripetizioni, rime involontarie, frasi fatte, piogge di avverbi, triplette di aggettivi, concordanze poco chiare, tutti gli inciampi che rendono un testo legnoso. Fino ad arrivare a dettagli minuziosi come refusi, doppi spazi, difetti di formattazione, accenti dal verso sbagliato, insomma quell’insieme di controlli che ricadono nella cara vecchia correzione di bozze. […]