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Se ti dicessimo che esiste, al mondo, un’intelligenza artificiale in grado di scrivere un romanzo al posto tuo? Tu fornisci le idee, lei le mette in pratica. Tu le dai il comando, lei esegue.
Ti sentiresti in pericolo, non è vero?
Un’intelligenza artificiale che sta spopolando in questo senso è Chat GPT. Usata come traccia per scrivere articoli e brevi sinossi, con le giuste indicazioni può arrivare a descrivere il personaggio della tua storia in maniera abbastanza accurata e a fornire spunti interessanti per la stesura di un manoscritto.
In realtà, se prese con il giusto mix di goliardia e praticità, le intelligenze artificiali possono fornire allo scrittore grandi argomenti di discussione, sottolineando dettagli che è difficile notare quando si è presi dalla fase di scrittura.
Il perché è presto spiegato: un’intelligenza artificiale risponde a prompt specifici. Per tanto, quanto più saranno accurate le indicazioni, tanto più il risultato fornito dall’AI sarà buono. Il punto di partenza, come sempre, è proprio l’ingegno umano.
Appurato dunque che non c’è competizione tra l’uomo e l’intelligenza artificiale nel campo delle idee, è giusto approfondire il modo per sfruttare al meglio questo utile strumento, perché sia d’aiuto e non d’impiccio.
Usare le AI come risorsa in editoria
Come detto, le intelligenze artificiali sono concepite per semplificare la vita delle persone, non per rubarne il lavoro. Grammarly, per esempio, dà un primo aiuto nella revisione grammaticale e sintattica del testo. Questo, specialmente prima della fase di editing, è un aiuto enorme. Vediamo perché.
L’AI come risorsa per la tua scrittura
L’editor è quella figura professionale che arricchisce il testo mettendo in risalto la personalità di chi l’ha scritto e l’anima della storia. È un percorso maieutico, da intraprendere con estrema attenzione e badando un po’ a tutto, coerenza e personaggi, ma anche grammatica e sintassi.
Tuttavia, se un’intelligenza artificiale avesse già provveduto al miglioramento del testo, laddove la grammatica impone le sue regole, il lavoro stesso dell’editor potrebbe concentrarsi in misura ancora maggiore sulla qualità del testo, dando risalto alla voce dell’autore, esaminando la coerenza dello scritto e dei personaggi, focalizzandosi su eventuali buchi di trama, senza la distrazione continua di errori, refusi, strafalcioni e simili.
In questo caso l’AI, invece di sostituire la mano del professionista, gli permette di svolgere meglio il suo compito principale, migliorando quella parte strettamente legata alle regole della lingua e della semantica, e permettendo all’editor di lavorare solo sulla narrazione.
Ai e scrittura non sono nemici
Nel campo dell’editoria, al giorno d’oggi, è facile rivolgersi alle intelligenze artificiali per cercare nuovi modi in cui declinare la propria creatività. Le AI stimolano l’immaginazione e sono sprone per apprendere nozioni che ancora mancano. Non devono sostituire, ma devono integrarsi con il mondo costruito dall’autore, facilitando un processo creativo già in atto.
Quindi, cosa aspetti? L’unico modo per continuare a temere la macchina è non provarla!