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12 February 2021Le vittime delle foibe nel Giorno del ricordo: l’orrore dimenticato
Oggi, 10 febbraio, ricordiamo le vittime delle foibe, trucidate per vendetta verso una follia chiamata dittatura. Follia che loro stesse avevano subìto assieme ai loro carnefici.
In seguito alla firma dell’armistizio l’8 settembre 1943 fra Italia e Alleati, accaddero fatti di sangue inenarrabili, dettati dal risentimento e dalla vendetta, dalla follia degli orrori subìti e dalla paura dell’altro. La maggior parte di essi non sono stati documentati e in seguito si è scelto di non raccontarli, forse per pudore o per vergogna ma quelle vittime, quelle persone, non possono valere meno di quelle uccise nei campi di sterminio. Fra questi eventi parzialmente occultati troviamo il massacro delle foibe, avvenuto ai danni degli italiani d’Istria.
In anni recenti questi fatti sono stati raccontati e strumentalizzati per fini politici, dai diversi schieramenti con differenti chiavi di lettura.
Ragioni storiche e causa scatenante che portarono al massacro delle vittime nelle foibe
Come conseguenza dei trattati alla fine della Prima guerra mondiale, l’Istria, la Dalmazia e la stessa città di Fiume, come anche molte altre zone di confine, vennero trattate come merci di scambio e passarono di mano con tutti i loro abitanti. Negli anni successivi l’Italia estese l’occupazione militare ai territori della Dalmazia, che riteneva propria di diritto. Con l’avvento del fascismo si mise in atto un’assimilazione forzata delle popolazioni, spesso mal sopportata dagli abitanti. Pur essendo una pratica assai diffusa in Europa, cambiare lingua, nome, religione, legge e venire trattati come stranieri nella propria terra è sicuramente un’esperienza difficile, per usare un pallido eufemismo. Durante la Seconda guerra mondiale questo clima inasprì i contrasti, nutrendo l’odio fra le varie etnie presenti nella zona.
Quando fu firmato l’armistizio dell’8 settembre 1943 fra Italia e Alleati, il Regio Esercito collassò e i partigiani jugoslavi occuparono gran parte della Venezia Giulia. Pochi giorni dopo l’Istria venne annessa alla Croazia. Invertendo le parti dei giochi di potere si accese la miccia di un risentimento che covava da troppo tempo. Tribunali improvvisati iniziarono a emettere sentenze di morte per i rappresentanti del regime fascista e dello Stato italiano. Nella foga del momento, furono processati anche personaggi in vista, oppositori politici, semplici cittadini che avrebbero potuto, forse, creare problemi in futuro.
Cosa sono le foibe?
Trasferirono tutti i condannati a Pisino, dove furono interrogati e torturati. I sopravvissuti raccontano l’orrore e la paura, le urla per il dolore causato dal fil di ferro con il quale venivano legati così stretti da far gonfiare gli arti e tagliare le carni. Vennero picchiati da uomini e donne che avevano conosciuto e patito sulla loro pelle trattamenti analoghi.
Infine li legarono a dei massi per appesantirli, oppure a gruppi fra di loro e li spinsero nelle foibe ancora vivi, condannando i più fortunati a una morte violenta ma veloce, e gli altri a giorni di agonia sul fondo di quelle spaccature naturali delle rocce carsiche.
Il recupero dei corpi all’interno delle foibe
Nell’ottobre dello stesso anno il maresciallo Arnaldo Harzarich con la sua squadra perlustrò foiba per foiba, cercando di restituire alle famiglie quanti più corpi possibile. Lui e i suoi uomini si calarono con le corde in quelle strette spaccature dove i miasmi della decomposizione impedivano di respirare, e recuperarono un cadavere alla volta, assistendo ripetutamente allo scempio.
L’impresa si rivelò immane e, ancor oggi, molte vittime rimangono là sotto, insepolte.
Nel 1945, alla fine della guerra, il maresciallo Harzarich presentò alle autorità la documentazione raccolta in quei giorni, preziosa proprio perché unica.
Come molti altri suoi conterranei morì esule, senza aver mai più potuto rivedere l’Istria.
Il ricordo delle vittime
L’odio e la violenza non fanno che rinforzare e alimentare se stessi, in una spirale autodistruttiva, come ci dimostrano le terribili vicende che ancora oggi si stanno consumando nei territori della ex Jugoslavia. Ricordare oggi le vittime delle foibe con il rispetto che meritano, significa non dar loro una connotazione politica, ma riconoscerle per quello che sono: vittime di guerra.
E la guerra fa schifo, da qualsiasi parte la si voglia guardare.
(Erna Corsi)