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Ammettiamolo, la revisione di un testo non è in cima alla nostra lista delle attività piacevoli. Già scrivere un testo costa fatica, visto che nella maggioranza dei casi non è certo un’attività “spontanea”, fatta di pura ispirazione. Servono ricerche, controlli, scalette; la stesura è solo l’ultima fra una serie di tappe. E quando dopo mesi di lavoro abbiamo scritto la parola “fine”… dobbiamo pure revisionare?
Perché la revisione di un testo è imprescindibile
Sì, dobbiamo: e da almeno tre punti di vista, il primo dei quali è la struttura profonda del testo. Lungo la stesura seguivamo quasi certamente uno schema, una sequenzialità. Anche il più vaporoso e superficiale dei romanzi deve pur seguire una concatenazione di eventi, un senso logico; a meno di non aver scritto un testo surreale, sperimentale, volutamente nebuloso, e comunque anche in quel caso bisogna revisionare come lo si è fatto. Ciò serve a verificare che quella concatenazione funzioni; che, riguardando tutto con il grandangolo invece che con il microscopio usato durante le singole fasi di scrittura, l’impalcatura complessiva regga.
Quello stesso grandangolo ci permette poi di controllare l’equilibrio del testo. Ovvero: posto che il senso logico ci sia, che non siano rimasti inquietanti buchi di trama, che tutte le parti siano presenti… a quelle parti è dedicato il giusto spazio? Ci sono momenti in cui il ritmo si trascina, invece di procedere spedito? O al contrario scene descritte in pochi capoversi, quando avrebbero meritato un approccio più disteso? Personaggi o argomenti che per l’impalcatura della trama sono importanti, dovrebbero brillare, e invece ci si rende conto di averli descritti in modo sciatto?
Infine, la superficie del testo: un editing meramente formale per evitare ripetizioni, rime involontarie, frasi fatte, piogge di avverbi, triplette di aggettivi, concordanze poco chiare, tutti gli inciampi che rendono un testo legnoso. Fino ad arrivare a dettagli minuziosi come refusi, doppi spazi, difetti di formattazione, accenti dal verso sbagliato, insomma quell’insieme di controlli che ricadono nella cara vecchia correzione di bozze.
Due suggerimenti per un testo revisionato a dovere
L’ideale, per ottenere una buona revisione di un testo, sarebbe affidarlo all’un occhio esterno di un editor. Ma volendo provvedere in autonomia a un primo passaggio, un buon approccio è rileggerlo come se, invece di un testo scritto da noi di cui conosciamo l’origine e lo sviluppo, fosse un testo scritto da altri. Un testo di cui dobbiamo ricostruire, a ritroso, il meccanismo nascosto. Carta, penna e appunti: segniamoci i nomi dei protagonisti e dei comprimari, gli scarti temporali fra gli eventi più importanti, qualche nesso causale fra gli eventi: “Tizio è appena stato tradito da Caia, QUINDI è emotivamente vulnerabile quando si imbatte in Sempronia”. Spostiamoci più possibile fuoridal libro, dopo esservi stati a lungo dentro.
Invece, sul versante di superficie del testo, un buon modo per eliminare almeno una parte dei problemi è leggere tutto a ritroso: come si faceva alla scuola media con i compiti in classe di italiano, alla ricerca degli errori di ortografia. Leggere le parole dall’ultima alla prima (possibilmente ad alta voce) è una noia mortale ma permette di cogliere il suono dei vocaboli senza lasciarsi distrarre dal flusso del discorso. In questo modo, saltano più facilmente all’occhio e all’orecchio i refusi, le rime, le assonanze, le ripetizioni.
Il consiglio più importante: prendersi il giusto tempo
E non intendiamo “provvedere alla revisione con tutta calma”, o quantomeno non solo questo. Intendiamo soprattutto che, per una buona revisione di un testo fatta in autonomia, è necessario un certo distacco temporale dal periodo della stesura. Ricordate il fatidico momento in cui avevamo scritto la parola “fine”? Ecco: non è il caso di mettersi a revisionare subito dopo, e nemmeno il giorno dopo o la settimana dopo. A parte casi di particolare urgenza, è bene che l’autore passi lontano dal quel testo almeno un mese, meglio due. Per togliersi dalla mente le memorie involontarie, per uscire dalla fase creativa ed entrare in quella critica. Senza correre il rischio di “mancare” correzioni importanti solo perché il testo è ancora troppo interiorizzato, e nella nostra mente comanda lui invece di lasciar comandare noi.