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La professione del traduttore di libri potrebbe sembrare semplice, ma in realtà necessita di accortezza e sensibilità. Un traduttore dev’essere, prima di tutto, un lettore forte, capace di percepire sfumature e logiche fondamentali nel libro in lingua originale.
L’importanza del significato delle parole per il traduttore di libri
Per tradurre i libri non basta conoscere le lingue. Questo perché tradurre non vuol dire conoscere una parola e abbinarci l’equivalente in un’altra lingua. Il traduttore di libri è, infatti, colui che traspone un testo perché questo venga letto e venduto. Una casa editrice che desidera rendere fruibile un romanzo da una lingua a un’altra ha ben presente che il pubblico dei lettori a cui fa riferimento è potenzialmente universale. Così come uno scrittore scrive per essere letto, allo stesso modo anche il traduttore deve avere la stessa vocazione. Sono concetti che potrebbero sembrare elementari, ma che non lo sono affatto.
Il traduttore di libri: come valorizzare il testo
Innanzitutto, il traduttore di libri deve entrare nell’ottica che il suo lavoro deve servire non solo per rendere comprensibile un testo, ma per renderlo gradevole alla lettura. Così come fa l’editor, anche il traduttore di romanzi deve tenere presente che mettere mano – detto in parole semplici – al lavoro testuale di un autore è una procedura estremamente delicata. Bisogna fare in modo di valorizzare il più possibile il testo, senza cambiare lo stile o inserendo parole che potrebbero provocare fraintendimenti nel lettore.
La fedeltà allo stile
Le parole rivestono un importanza basilare, e non è sufficiente cercare un lemma nel dizionario bilingue per fare un buon lavoro. Ad esempio, tradurre dalla lingua francese la parola “ubriaco” implica una scelta di stile che deve far riferimento – a rigor di logica – alla forma utilizzata in origine. Se il romanzo in questione è raffinato e fa riferimento a un contesto elegante e ricercato, come un salotto borghese, la parola adatta è ivre.
Se, invece, la storia narrata è ambientata tra brasserie e mercati del pesce, in periferia, è più indicato utilizzare la parola dallo stesso significato ma più gergale, scegliere un linguaggio più colloquiale e meno forbito. In questo caso, la parola più adatta è bourré.
Il traduttore di libri non è l’autore
Per quanto sia necessario creare una sinergia tra autore e traduttore, e parallelamente tra i due testi, è importante ricordare che il traduttore di libri e l’autore sono due persone distinte. Il primo deve avere un forte rispetto del secondo, e tenere le congrue distanze, pur camminandogli a fianco. Passo dopo passo, il traduttore deve valutare l’opzione migliore per rendere il lavoro finale più affine possibile al testo che gli è stato commissionato. Questo significa che l’aspetto creativo è da tenere sott’occhio. È ovvio che una buona elasticità mentale e la capacità di chiarire dei concetti siano da considerare valori aggiunti. Ma tradurre non significa riscrivere.
Tradurre è tradire?
Umberto Eco ha affrontato la delicata questione in un saggio dal titolo Dire quasi la stessa cosa, nato da una serie di conferenze e seminari che il noto intellettuale ha tenuto a Toronto, Oxford e Bologna. «Che cosa vuol dire tradurre? La prima e consolante risposta vorrebbe essere: dire la stessa cosa in un’altra lingua. Se non fosse che, in primo luogo, noi abbiamo molti problemi a stabilire cosa significhi “dire la stessa cosa”, e non lo sappiamo bene per tutte quelle operazioni che chiamiamo parafrasi, definizione, spiegazione, riformulazione, per non parlare delle pretese sostituzioni sinonimiche. In secondo luogo perché, davanti a un testo da tradurre, non sappiamo quale sia la cosa. Infine, in certi casi, è persino dubbio che cosa voglia dire dire».
Il traduttore di libri: l’importanza dell’essere consapevoli
Senza arrivare a scomodare Umberto Eco, è scontato che al traduttore di libri sia richiesta una grande consapevolezza del suo ruolo. Appunto perché tradurre non vuol dire banalmente “dire la stessa cosa con parole diverse”.
Come nella lingua italiana occorre fare attenzione alla scelta dei sinonimi e dei contrari, allo stesso modo il traduttore di libri deve avere una spiccata sensibilità nello scegliere la parola – o frase – corrispondente più adatta. Specie quando una parola non ha una corrispondenza letteraria esatta, come spiega la scrittrice Elisabetta Spanu, da noi intervistata qualche settimana fa. «Amores (des) plegados; in italiano si potrebbe tradurre con amori dissonanti o disarmonici, letterariamente non è possibile».