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13 Novembre 2020“Il cattivo poeta”: posticipata l’uscita nei cinema del film sull’ultimo D’Annunzio
Con i cinema chiusi si blocca l’uscita de “Il cattivo poeta”, il film sull’ultimo anno di vita di Gabriele D’Annunzio.
La data d’uscita prevista per il film “Il cattivo poeta” girato da Gianluca Jodice era il 5 novembre, ma è stata sfortunatamente rinviata a causa delle disposizioni di chiusura previste per arginare la pandemia di Covid-19. Il film sarebbe dovuto approdare sul grande schermo per raccontare, in particolare, l’ultimo anno di vita del Vate e il suo rapporto controverso con Benito Mussolini.
Film su D’Annunzio: Sergio Castellitto sarà “il cattivo poeta”
Vestito in un abito elegante tipicamente dannunziano, l’attore Sergio Castellitto dà vita sullo schermo al poeta abruzzese, regalandone un ritratto crepuscolare che prescinde dalle sue opere. Sono, infatti, anche le gesta ribelli e gli impeti di vita dello scrittore ad aver reso Gabriele D’Annunzio un personaggio completo e autentico, difficile da etichettare.
“Ho scoperto uno straordinario innovatore” confessa proprio Castellitto, dopo aver conosciuto in scena in maniera più diretta e approfondita la vita del poeta. Ed è questa inaspettata vena innovativa ad aver riacceso i riflettori su Gabriele D’Annunzio, al di là delle imprese politiche che lo hanno sempre contraddistinto.
Poetica e posizioni politiche, spesso inscindibili, sono ben note agli studenti italiani, ma nell’uomo c’è di più: sono stati, infatti, il suo stile e il suo approccio alla vita e alla bellezza a contribuire a consegnare all’eternità la sua poesia.
“Il cattivo poeta”, ecco gli scenari del film su D’Annunzio
Tra Roma, Nespi e Brescia, il film “Il cattivo poeta” è ambientato prevalentemente nel Vittoriale: la maestosa casa in cui il poeta ha vissuto per molti anni e dov’è anche morto, il primo marzo 1938, all’età di 74 anni. Proprio questa dimora è diventata il palcoscenico delle riprese cinematografiche e ha fatto da sfondo alle spinte emotive che hanno attraversato lo scrittore durante l’auto-esilio che ha caratterizzato l’ultima fase della sua vita.
Anche il film riflette l’immagine sempre elegante e raffinata di Gabriele D’Annunzio, lo stile inimitabile che lo differenzia. Per questo motivo la pellicola del regista Jodice si tinge di verde, di nero e di un caldo giallo: le tonalità tenui che avvolgono gli interni del Vittoriale.
In un’atmosfera imponente, la vita del poeta decadente si snoda in un film avvincente che, nell’attesa di approdare al cinema, promette già un riscontro particolare.
Gabriele D’Annunzio e la poesia/letteratura italiana: il ritratto dell’esteta
Di origine e temperamento abruzzese, Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara nel 1863 in una distinta famiglia borghese, che gli garantisce una formazione prestigiosa.
Fin da giovane la sua predisposizione artistica non lo fa passare inosservato. Dall’esordio a dieci anni con “Primo Vere” fino ai componimenti del suo arrivo a Roma e a “Il piacere”, la critica ha sempre definito Gabriele D’Annunzio un intellettuale sorprendente.
Non sono solo la passione e l’arte a caratterizzare il poeta, ma anche la sua fame di grandezza e la curiosità per gli ambienti che frequenta.
Così, ammaliato dall’incanto dei salotti nobili romani, Gabriele D’Annunzio abbandona persino gli studi per immergersi nel fascino erotico e scandaloso della scena alto-borghese della Capitale.
È la ricerca della bellezza a rendere Gabriele D’Annunzio così grandioso: “fare della propria esistenza un’opera d’arte” per lui non è solo una tendenza ma una vera missione da perseguire. Nella ricerca di nuove forme di espressione, nel tentativo eccessivo di circondarsi di magnificenza – tra oggetti e presenze – la vita del poeta si trasforma in uno spettacolo a sipario aperto. Un “vivere inimitabile” che lo scrittore applica sia nelle scelte estetiche e mondane che in quelle politiche, come dimostra la sua campagna interventista durante la Prima Guerra Mondiale e l’impresa per riconsegnare la città di Fiume al popolo italiano nel dopoguerra.
Dopo controversie politiche dettate dal rapporto ambivalente con Mussolini, D’Annunzio decide di passare gli ultimi anni della sua vita nella tenuta a Gardone Riviera, sulla costa bresciana del lago di Garda. Quella che era una villa modesta diventa poi il “Vittoriale” di D’Annunzio: un’opera d’arte a tutti gli effetti. L’ossessione per il dettaglio, l’eleganza dell’ornamento e la rincorsa a una perfezione estetica rendono la casa del poeta una vera a propria “cittadella monumentale e sacrario della sua vita”.
Con l’edificio, Gabriele D’Annunzio compie lo stesso gioco di forma a cui sottopone la sua vita personale. E tra i lussi e lo sfarzo di quel mausoleo vivente, nel 1938, si spegne il poeta decadente che ha fatto della propria esistenza il più bel componimento.
Gabriele D’Annunzio e la moda: il rapporto
Sebbene D’Annunzio provenisse dalla provincia abruzzese, si inserisce nel clima della Roma umbertina in maniera impeccabile. Impressionati dal suo stile raffinato, i periodici della città non hanno altra scelta che assumerlo come reporter di costume: un ruolo che svolge con una competenza e un talento notevoli.
Quando il narcisismo estetico incontra la tecnica, il risultato è geniale. Gabriele D’Annunzio, infatti, trasforma ben presto il suo stile in una vera moda: un abbigliamento stravagante e ricercato sono i suoi modi per contrastare la mediocrità della società in cui vive.
Gli abiti di D’Annunzio sono per questo i vestiti di “un animale di lusso”, come lui stesso si definisce. Arriva persino all’atelier parigino di Hermès per acquistare un paio di scarpe confezionate con pellami pregiati e abiti di pura seta: quella di D’Annunzio è una vera e propria urgenza di un’eleganza che possa sempre stupire e sconvolgere. Ma è forse anche il tentativo di inventarsi un personaggio ineguagliabile che gli permetta di distinguersi da un’élite costituita? La moda e il gioco dell’esteta, il suo culto per l’immagine sono per D’Annunzio un mezzo per accrescere il suo potere.
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