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“Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.” Al centro della letteratura dell’eterna scrittrice Jane Austen c’è proprio questa spinta emozionale, un bisogno di libertà romantico che si riconosce in ogni sua opera. L’autrice britannica è nata il 16 dicembre 1775 a Sventon, eppure più di duecento anni fa la sua prosa già rivendicava una lotta alle convenzioni femminili che oggi è più attuale che mai.
Conosciuta maggiormente per i due suoi romanzi Ragione e Sentimento e Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen è una delle donne più dominanti della narrativa neoclassica dell’Ottocento. Ancor di più, la scrittrice è la figura di riferimento per la letteratura del Regno Unito.
Il ritratto di Jane Austen: la semplice scrittrice britannica
Il profilo di Jane Austen si associa spesso a quello della “zitella” che passa la vita in casa con una famiglia numerosa. Eppure, la giovane scrittrice era tutt’altro che una noiosa ragazza vissuta nella campagna inglese. L’humor e l’ironia della Austen caratterizzano la scrittrice e la rendono un personaggio femminile ancora moderno.
È prendendo ispirazione dalla sua realtà familiare e sociale che l’autrice britannica riesce a rappresentare nei suoi romanzi uno scenario spesso bigotto e snob. Quello che troviamo nelle opere di Jane Austen sono storie ostacolate di pregiudizi, un contesto costruito su convenevoli e strutture sociali che limitavano la libertà e l’espressione dell’individuo. Ma ancora di più delle donne… e proprio per questo la scrittrice lascia che tutti i personaggi femminili delle sue opere tentino in ogni modo di scavalcare le sbarre rigide della morale dell’epoca. Alla ricerca della libertà e di un riscatto individuale.
La silenziosa scrittrice: una carriera particolare
La fama di Jane Austen si ritiene immortale, eppure la sua carriera è stata breve e particolare. I suoi grandi romanzi sono sei, scritti tutti tra i venti e i trent’anni ma pubblicati tra il 1811 e il 1817. A caratterizzare il suo successo è anche la modalità con cui la scrittrice è divenuta famosa. I primi romanzi, infatti, erano firmati dietro uno pseudonimo che tendeva alla forma anonima: “by a Lady”. In vita, Jane vede soltanto due romanzi firmati con il proprio nome, mentre gli ultimi – L’Abbazia di Northanger e Persuasione – sono stati pubblicati postumi. Una carriera breve ma indimenticabile, allo stesso modo la sua vita dura poco: Jane Austen muore a 42 anni e proprio nel momento di massima soddisfazione. Lontana dagli stereotipi degli artisti, Jane Austen è una silenziosa scrittrice che preferisce restare all’angolo a osservare piuttosto che mettersi in prima fila. Un’autrice che preferisce raccontare che giudicare.
L’eroina classica e moderna
Tutto quello che si sa di Jane Austen non è stato per suo volere, è il rapporto epistolare con sua sorella a svelarci una Jane leggera ma determinata, ironica ma realista. Una ragazza apparentemente timida ma consapevole. Ma ancora meglio, sono le donne dei suoi romanzi a impersonare quel suo grido di ribellione, di spontaneità e libertà. Se nei romanzi di Jane Austen sono spesso le relazioni a dominare, è in realtà un legame più profondo che sovrasta: quello di ogni donna con sé stessa. Nella storia di Emma, Anne o Elizabeth – protagoniste dei romanzi della Austen – ci sono tutte le donne che ancora oggi cercano di preservare la loro essenza dalle strutture sociali che impongono modelli di cui vestirsi.
All’età delle guerre napoleoniche, Jane Austen racconta già una realtà femminile che cambia di contesti e imposizioni delle epoche, ma resta uguale nei limiti. Cambiano i pregiudizi, ma restano le emarginazioni. Sono differenti i tabù, ma rimangono i margini.
Un’eroina classica ma così moderna, che oltre il suo tempo viene oggi ritenuta una scrittrice protofemminista: nel rifiuto di Lizzie in Orgoglio e pregiudizio di non sposarsi per interesse economico c’è una volontà che supera ogni imposizione. Eppure, talmente vive e reali sono le protagoniste di Jane Austen che sono anche loro eroine d’un tempo senza tempo, in cui riconoscersi e da cui prendere ancora coraggio.
Rossella Papa