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3 Dicembre 2020“Mank”, il film di David Fincher su “Quarto potere”, arriva su Netflix
In uscita il 4 dicembre su Netflix, “Mank” narra la storia della mente che c’è dietro il film “Quarto potere” di Orson Welles, “il miglior film statunitense di sempre”.
Chi è David Fincher, regista di “Mank”?
Regista di “Mank” è l’acclamato David Fincher, noto al pubblico mondiale per i capolavori “The Social Network”, “Fight Club” e “Seven”, e per la trasposizione cinematografica del bestseller “Gone Girl – L’amore Bugiardo”.
Dopo sei anni dall’ultimo film, e due esperienze come autore di serie tv targate Netflix, “Mindhunter” e “Love, Death & Robots”, Fincher rimette mano a una sceneggiatura scritta negli anni ’90 da suo padre, Jack Fincher, che indaga la controversa battaglia sulla paternità di “Quarto Potere”.
Il film-capolavoro di Orson Welles, che nella pellicola storica ricopriva il ruolo di regista, produttore e attore, infatti, è stato co-sceneggiato da Herman J. Mankiewicz, detto Mank.
Mank, il film: ecco cosa ci racconta la trama
“Mank” fugge dalla tentazione di raccontare il punto di vista di Orson Welles e si dedica a una operazione più interessante, quella di assumere la prospettiva tagliente e critica dello sceneggiatore Mankiewicz, che sputa sentenze sulla malata Hollywood degli anni ’30 mentre tracanna whiskey.
David Fincher serve allo spettatore uno scontro epico tra l’accentratore Orson Welles e l’alcolista e brillante Mankiewicz e riaccende il dibattito sulla paternità di “Quarto potere”, scatenatosi sin dall’uscita del film nel 1941.

Candidato a nove Oscar, infatti, il film vinse solo il premio per la miglior sceneggiatura. L’Oscar, tuttavia, non fu ritirato né da Welles né da Mankiewicz, allora in aperto conflitto.
La storia travagliata di quel periodo si dispiega davanti alla camera, interessata a mostrare come la genesi del famoso film fosse più frutto dell’esperienza personale di Mank con i media e la politica, che del talento di Welles.
“Mank” è un film attuale sulla politica e le fake news
Herman J. Mankiewicz, infatti, arrivato a Hollywood per intraprendere la carriera di correttore di sceneggiature, entrò presto in contatto con William Randolph Hearst, il magnate dell’editoria a cui fu ispirato il personaggio di Charles Foster Kane, protagonista di “Quarto potere”, e che nel 1941 provò a impedire l’uscita della pellicola nelle sale.
L’amicizia tra l’iconico tycoon dell’editoria e lo sceneggiatore alcolizzato viene narrata nel lungometraggio a partire dalle loro interazioni durante le feste principesche che Hearst allestiva nella sua villa di San Simeon. Lì, tra i fasti della Hollywood degli anni ’30, si consumava una battaglia sulla diffusione di false notizie.
Il film “Mank” si ispira alla sceneggiatura di Fincher Senior
Quella raccontata dalla sceneggiatura di Jack Fincher, per anni giornalista, è infatti una Hollywood in cui i produttori americani costruivano falsi cinegiornali per sostenere i loro candidati politici e controllavano il cinema sotto la regola del dollaro.
Da questa critica di Fincher Senior nasce una delle principali storyline del film “Mank”, che riguarda la corsa per il ruolo di governatore della California di Frank Merriam e del socialdemocratico Upton Sinclair.
Il produttore cinematografico Irving Thalberg, all’epoca alla guida della storica compagnia cinematografica Metro-Goldwyn-Mayer, creò forse la prima pubblicità negativa nella storia di Hollywood su richiesta del presidente Louis B. Mayer, incollerito dalla proposta di Sinclair di aumentare le tasse alle compagnie cinematografiche e di creare una casa di produzione statale.
Nel film, Mankiewicz inorridisce di fronte a questa deriva dell’industria hollywoodiana, e questo compromette la sua amicizia con Hearst e Mayer.
David Fincher ammette che, vent’anni fa, questo sviluppo della trama previsto dal padre, morto nel 2003, non lo vedeva proprio. «L’idea delle fake news era così bizzarra. Pensavo: “A chi frega di queste bassezze avvenute nel 1934?”». Oggi, nel 2020, nell’America post-trumpiana, reduce da una feroce tornata elettorale e da un lungo periodo caratterizzato da un potere consolidato sulla diffusione di fake news da parte dell’ormai ex-presidente Donald Trump e da testate parziali come Fox News, la sceneggiatura di Jack Fincher assume il sapore di un’anticipazione ironica e provocatoria.
«Coloro che ignorano la storia finiscono sempre per ripeterla».
David Fincher
“Mank”, il film, approda su Netflix il 4 dicembre
“Mank” sembrava destinato a non arrivare mai sullo schermo. Il film, nei progetti iniziali di David Fincher, doveva arrivare al cinema dopo “The Game”, che fu proposto in sala nel 1997.
La casa di produzione Polygram si mostrò interessata al progetto e iniziarono le trattative per i ruoli principali. Per il personaggio di Mankiewicz fu preso in considerazione Kevin Spacey, mentre a Jodie Foster fu offerto il ruolo di Marion Davies, l’attrice amante di Hearst.
La casa di produzione, tuttavia, si tirò indietro davanti all’insistenza di Fincher riguardo alla scelta di girare il film in bianco e nero come omaggio a Gregg Toland, il direttore della fotografia “espressionista” di “Quarto potere”. «Per un po’ si è pensato di girare il film a colori e poi trasferirlo in bianco e nero», ricorda Fincher. «Ma sarebbe stato infattibile, dunque il progetto si è completamente arenato».

Il 4 dicembre il film arriva su Netflix, che non ha avuto problemi a mettere a disposizione il budget richiesto dallo stimato regista né ha mostrato perplessità sulla scelta del bianco e nero: «Non avevamo nessun timore al riguardo», riferisce Scott Stuber, vicepresidente del dipartimento film originali di Netflix. «Perché parliamo di David Fincher, uno dei migliori in circolazione.»
Ecco il cast di Mank
Nel novembre del 2019, sono iniziate dunque le riprese, che vedono Gary Oldman nei panni di Mankiewicz, Amanda Seyfried in quelli di Marion Davies e Charles Dance nel ruolo di Hearst, il magnate a cui è ispirata la storia di “Quarto potere”.

Arricchiscono il cast Tuppence Middleton, che interpreta Sara Mankiewicz, moglie del protagonista; Lily Collins, nel ruolo di Rita Alexander, la segretaria di Mankiewicz che trascrisse la sceneggiatura del celebre film; e, infine, Tom Burke, che riporta in vita sullo schermo Orson Welles.
“Mank” il film: cosa ne pensa la critica?
Il film è già stato sottoposto alla visione di critici cinematografici, da cui è stato accolto positivamente. Su RottenTomatoes, il più grande aggregatore di recensioni, ha già raccolto una quarantina di giudizi, di cui il 90% sono positivi (con un voto medio di 8.1).
“Mank” il film: ecco i giudizi dei giornali
Il New York Magazine sottolinea la sottile operazione di critica sociale operata dalla attualissima, seppur datata, sceneggiatura:
«Un film sui cinegiornali pieni di fake news, sulla devastazione economica e su un’elezione in cui un candidato idealista socialista viene tacciato di comunismo dai ricchi e potenti che controllano la disinformazione.»
New York Magazine
L’Entertainment Weekly, invece, celebra l’aspetto di ode dolceamara a una certa fetta della vecchia Hollywood, che conferisce al film un tocco di sentimentalismo.
Universalmente condiviso è il giudizio sull’interpretazione di Gary Oldman, già in odore di Oscar. L’attore, apprezzatissimo sin da quando vestì i panni di Dracula nel colossale film di Francis Ford Coppola, è stato giudicato imponente, memorabile, in grado di generare una tale energia da bucare lo schermo.
Non resta che attendere l’uscita di “Mank” su Netflix per gustare la nuova opera di un regista brillante che, ancora una volta, tra dialoghi arguti e sofisticati, una maniacale precisione dietro la macchina da presa e la bravura nel gestire un cast stellare, ha dato vita a un film capace di unire il romanticismo della vecchia Hollywood a un’intelligente e mai banale critica sociale.
(Angela D’Angelo)
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