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In un momento in cui, obbligati in casa, siamo letteralmente inondati da messaggi pubblicitari ammalianti, nel quale l’e-commerce incrementa il fatturato e dove veniamo continuamente indotti a soddisfare bisogni di cui ignoravamo l’esistenza, è stata illuminante la visione di Minimalism: A Documentary About the Important Things.
Minimalism: A Documentary About the Important Things è un documentario prodotto nel 2016 negli Stati Uniti, disponibile sulla piattaforma di Netflix (in lingua inglese con l’opzione dei sottotitoli in italiano), che racconta la svolta avvenuta nella vita dei protagonisti Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus i quali, per diversi motivi strettamente legati al loro essere e alle loro relazioni familiari, si trovano davanti a un punto della loro vita che richiede una svolta.
Questa svolta, nel caso dei due amici, si chiama “minimalismo”. Il film è l’occasione per ascoltare le loro testimonianze e conoscere le loro storie, oltre che per approfondire gli aspetti sociali e psicologici del fenomeno grazie a esperti, neuroscienziati, scrittori. Ad esempio Leo Babauta, autore de The Power of Less: The Fine Art of Limiting Yourself to the Essential… in Business and in Life (Hachette Books, 2008), Joshua Becker, autore de The More of Less: Finding the Life You Want Under Everything You Own (2016, WaterBrook) e Colin Beavan, giornalista esperto di tematiche ambientali autore del saggio Un anno a impatto zero (Cairo Publishing, 2010).
Corroborati da interventi di esperti che commentano le loro scelte, Joshua e Ryan portano avanti il progetto di divulgazione della loro rinascita organizzando un tour americano per presentare il libro che ne riporta le testimonianze: Minimalism: Live a Meaningful Life. Una promozione che comincia in sordina, spesso ai loro primi incontri gli interessati si contano sulle dita di una mano; ben presto, però, il libro e la filosofia che c’è dietro cominciano a riscuotere curiosità e a ottenere successo, grazie alla sincerità con la quale i due amici si mettono a nudo, esponendosi senza filtri né paure alle domande e ai dubbi di chi li ascolta. «Pensavamo di essere felici accumulando cose, comprando sempre di più – confessano – fino a quando ci siamo resi conto che stavamo inseguendo un modello impossibile».
Il minimalismo come svolta
Il documentario ci invita fortemente a riflettere sul reale significato dei nostri acquisti, sul loro valore oggettivo e su quello immaginario e simbolico che acquisiscono grazie a un processo di sublimazione che (ci) porta ad identificarli come una parte viscerale della felicità stessa. Si parla di cose, essenzialmente: oggetti di consumo, vestiti, elettrodomestici… La domanda implicita da porsi, invece, riguarda le persone delle quali ci circondiamo: attraverso l’approccio offerto dai principali social network si potrebbe entrare nel medesimo circolo vizioso? L’opzione “aggiungi al carrello” presente nei marketplace è associabile alla funzione “aggiungi agli amici”? Il desiderio di essere circondati da tanta gente, seppur solo virtualmente, è essa stessa un seme del consumismo sfrenato? L’altra faccia della medaglia, sia degli acquisti compulsivi sia del circondarsi di virtualità umana, è la paura della solitudine, il terrore di trovarsi faccia a faccia con uno specchio, senza vestiti e senza nessuno attorno, senza un pubblico e senza l’ultimo prodotto hi-tech.
Così, alla fine della visione di questo documentario nascono mille domande, istigate in buona parte anche dal periodo storico che stiamo vivendo. Esiste un parallelismo chiaro tra la limitazione degli spostamenti e la privazione di socialità e svaghi, e l’accumulo compulsivo di “cose” e “contatti”; si cerca di sopperire a una mancanza con dei surrogati, nella speranza (vana) di non accorgersi della differenza. Ci si trova a interrogarsi sulla vera essenza del nostro mondo, a osservare gli oggetti accatastati inutilmente (e mai usati) e i contatti nella rubrica del cellulare (a cui non si è mai fatta una telefonata).
Il minimalismo è un concetto complesso e non banale, non significa vivere con poco ma vivere con ciò di cui si ha realmente bisogno. Molto spesso le due cose coincidono, e non certo per caso.
(Daniela Piras)
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