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4 Gennaio 2021OMBRE E LUCI SULL’EDITORIA ALLA FINE DI UN ANNO TERRIBILE
Era metà febbraio del 2020 quando, a Milano, conclusi il mio corso per editore con due amiche, poi divenute fidate collaboratrici...
In quei giorni c’era una strana atmosfera nell’aria, si parlava di un nuovo virus proveniente dalla Cina, ma nessuno immaginava lo scenario apocalittico che di lì a poco tempo avrebbe sconvolto tutto il mondo.
Tuttavia, già mesi prima che la pandemia minacciasse le nostre esistenze e distruggesse l’economia globale, la crisi profonda dell’editoria, mi aveva convinta ad agire. Anzi, a seguito del corso presso la AIE la mia visione già critica si era affilata e le ragioni che mi spingevano a lambiccarmi il cervello alla ricerca di soluzioni per i bisogni di tanti operatori del settore si erano rafforzate.
Ma, poi in fin dei conti, cosa cercavo? A cosa poteva ambire una donna animata da grandi passioni, ma con scarsa inclinazione a seguire un più rassicurante- e meno impegnativo-trend di mercato? Mi ero già scontrata con un sistema che limitava gli slanci e la creatività a favore di regole imposte e spesso, nei momenti di sconforto, mi sono chiesta se fossi solo una voce fuori dal coro oppure ci fosse chi, come me, aspettava un cambiamento radicale.
Un po’ come avviene per le emergenze naturali e sociali, forse anche per l’editoria era necessaria una profonda crisi affinché i problemi fossero affrontati sul serio.

In altri Paesi del mondo le cose iniziano a muoversi, ma da noi in Italia in troppi non hanno ancora compreso che urge un drastico cambiamento.
In lunghi mesi di ricerca e analisi, mi sono posta tante domande e ho trovato risposte che hanno generato altre questioni, ma tante delle mie attuali convinzioni oggi partono da una incrollabile consapevolezza: stiamo vivendo in un’epoca di emergenza culturale e i segnali provengono da tutti i settori del sapere.
Tantissimi di noi sperano di veder fiorire un nuovo mondo, ricco di strumenti efficaci per la diffusione della conoscenza, che sappia creare nuove professionalità e che le valorizzi con trasparenza. Un ambiente che sappia prendersi cura della nostra cultura così come alcuni editori o i grandi colossi dell’e-commerce globale non sono sempre disposti a fare.
Perché sia chiaro: il pericolo è sentito non solo in termini di vendite, di crisi del mercato, ma anche di trasmissione del sapere, di scambio culturale.
Serve una vera rivoluzione.
L’avanguardia dell’editoria sembra essersi attestata su paradigmi ineludibili, cristallizzata nel ricordo di un passato glorioso che non ha futuro.
La sensazione è che vi sia una generale incapacità di concretizzare progetti di valore senza soccombere agli inevitabili compromessi economici: in altre parole si produce solo ciò che può generare vendite certe.
È plausibile pensare di poter essere liberi e, al contempo, emergere in un mondo che obbliga a seguire percorsi e procedure a servizio di ideologie prive di empatia e resilienza culturale?
Il mio desiderio di cambiamento nasce proprio dall’ambizione di poter migliorare l’esperienza di persone come me, appassionate di letteratura e scrittura, che amano spaziare e detestano gli scaffali pieni solo di bestseller inflazionati, troppo spesso simili gli uni agli altri, pubblicati in nome del trend del momento.
Nell’anno appena trascorso, il pessimismo riguardo alla possibilità che l’industria del libro e la letteratura indipendente sopravvivessero all’avvento del Covid19 ha cannibalizzato ogni iniziativa, dalle fiere alle presentazioni, fino alle nuove uscite.
In questo clima difficile, può la mia idea affermarsi come alternativa al sistema? Posso creare un’impresa scalabile, con un giusto profitto, che non sfrutti l’eccezione, ma garantisca eque opportunità per tutti?
In un mondo fatto di struggenti solitudini, di confinamenti e di malessere individuale, che paralizza ogni iniziativa e mortifica ogni slancio, come può un’innovazione fiorire e resistere?
Credendoci, ecco come!
È proprio per questo che non mi sono arresa di fronte a quella che sembrava una sfida impossibile, mi sono rimboccata le maniche e ho studiato tanto per trovare strategie che avallassero idee innovative. In questa ricerca ho coinvolto tanti operatori del settore, professionisti che hanno contribuito ciascuno a creare una parte di Other Souls con idee, critiche costruttive e proposte efficaci.

In questo anno terribile per combattere le improvvise assenze, le distanze imposte e le insopportabili separazioni, ognuno ha fatto la propria parte, impegnando tutte le proprie risorse, persino quei piccoli sforzi sempre sottovalutati perché ritenuti insufficienti, in condizioni normali.
Scrivere, leggere, impegnarsi, sentirsi parte di qualcosa di nuovo e grandioso che coinvolge tutti, è l’unica chiave per rinascere, più forti e consapevoli dei nostri mezzi. Non esiste essere umano, oggi, che non abbia cambiato le proprie abitudini: è il futuro che ce lo impone, per tanti motivi, più o meno condivisibili.
Con Other Souls e la sua diffusione, voglio credere che si apra una storia nuova, proprio come accadde dieci anni fa con l’avvento del Kindle Direct Publishing, la piattaforma per le auto-pubblicazioni di Amazon, che è stata una delle innovazioni più importanti nel mondo editoriale. Un sistema però fatto di algoritmi, che premia il singolo, ma solo in termini numerici, discriminando tanti altri aspetti che non garantiscono la pluralità di voci anche eccellenti.
Non è solo cosa siamo, ma cosa scegliamo di diventare che conta.
Lavorare sodo e credere nella forza delle nostre idee, nei nostri sogni è una sfida che vorrei vincere insieme a tutti coloro che credono al cambiamento.
Un cambiamento autentico, che riscrive ogni azione secondo un approccio moderno, imparziale, meritocratico e per questo completamente nuovo.
Forse in Italia questo cammino sarà più impervio, per via di un sistema obsoleto, di abitudini dure a morire e di un retaggio culturale che crede che la carta stampata sia la materia che genera l’unico ‘libro’ in grado di essere definito tale.
Credo fermamente che l’avvento del digitale ci donerà risorse immense, capacità che non immaginavano possibili. Un sapere sempre nuovo, che non occupa solo posto sugli scaffali, ma nelle nostre menti.
Ad animarci sono la fiducia nella capacità rigeneratrice della cultura, la speranza che essa possa assorbire i traumi subiti e ci aiuti a guardare avanti con entusiasmo, la perseveranza che permetterà a tutti noi di creare un ecosistema che non si accartocci su se stesso, ma immagini sempre qualcosa di buono nel nuovo che arriva.
“Alcuni la chiamano resilienza, io preferisco definirla predisposizione ad amare la vita, incondizionatamente”, in questa frase Valentina Parenti dice tutto ciò che conta per me.
La resilienza trasformativa è la capacità di vedere il mondo con occhi diversi e in Other Souls vogliamo essere portavoce di questo cambiamento, pronti a trasferirlo a tutti.
In una società che, attraverso ai social, traduce i pensieri in simboli, noi restiamo alla ricerca spasmodica di parole, di idee e pensieri liberi e complessi.
Gli ideali che ci guidano non sono numeri e profitti, ma anime ed esseri umani, che se messi al centro di un’innovazione sono in grado di generare sinergie sorprendenti.
Dove siamo diretti con Other Souls?
… Là, dove i libri e le storie non finiscono mai.
Annalisa Russo
