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3 Marzo 2021Radio e podcast: l’evoluzione dei contenuti audio in due medium correlati ma indipendenti
Spesso considerati l’uno il fratello minore dell’altra, sono due realtà diverse sia per contenuti che per il rapporto che instaurano con gli ascoltatori
Il servizio on-demand coinvolge vari settori. L’editoria, in primis, con il servizio di Print on-demand, ovvero: si stampa il libro soltanto dopo che viene acquistato, annullando i rischi d’impresa delle case editrici. Per i video, visionabili su richiesta, è nato YouTube. Per il cinema e le serie tv esiste non solo la piattaforma di Netflix ma tanti altri siti specifici nell’offerta di contenuti disponibili in qualunque momento, come Raiplay o Discoveryplus. Per i contenuti audio, invece, sono nati i Podcast. Quando si pensa agli audio il pensiero va immediatamente alle radio, ed è ovvio chiedersi quale correlazione esista tra il mondo radiofonico e quello del podcast.
L’origine del podcast
Innanzitutto il podcast deriva dalla radio, in particolare dalle trasmissioni radiodramma che andavano in onda anni fa e che oggi, per motivi commerciali e di programmazione dei palinsesti, non sono più presenti. Qualche anno fa, al contrario, non era insolito imbattersi in programmi di pura narrativa dove si raccontavano storie, anche a puntate. Se la radio è considerata – dai tempi dei tempi – la voce popolare che si rivolge alla massa, il podcast ha invece l’ambizione di instaurare un rapporto più intimo, dell’uno a uno. E in effetti ascoltando un contenuto di tal tipo si ha l’impressione che la voce narrante si rivolga in maniera confidenziale ed esclusiva a chi in quel momento porta gli auricolari: è come un sussurro mirato. Questo sistema è l’ideale per trattare argomenti di nicchia indirizzati esattamente a chi li vuole ascoltare e li sceglie. Gli speaker radiofonici devono invece utilizzare le chiacchierate di intermezzi tra un brano e un altro per “acchiappare” il maggior numero di ascoltatori, i quali saranno sicuramente più colpiti da un discorso popolare, da contenuti leggeri e di interesse comune. Aneddoti, sketch, scherzi telefonici, inviti a interagire tramite messaggi WhatsApp e a fare dediche: sono tutti escamotage che hanno lo scopo di stringere un legame tra l’uno che parla e i tanti che ascoltano. Radio e podcast però, sono legati anche da un altro fattore: esistono programmi radio ridistribuiti in podcast, trasformati in pacchetti audio scaricabili e ascoltabili comodamente in qualsivoglia momento. Similitudini che si uniscono a forti differenziazioni: la radio ha, di per sé, un’estrema frammentazione tempistica mentre l’offerta di narrazione dei podcast è continua. La spiegazione è ovvia: il podcast è già stato scelto mentre la radio deve conquistare il suo ascoltatore e mantenerne l’attenzione costante. Fratellino, cugino, figlio: così viene solitamente definito il podcast in relazione al suo rapporto con la “mamma” radio. Questa correlazione non è solo anagrafica, ma cela un pregiudizio che vede il podcast come una versione moderna – ma non originale – della sua antenata.
Le linee di demarcazione tra i due media
Adam Ragusea, noto YouTuber ed ex professore di giornalismo alla Mercer University, introduce così la linea di demarcazione tra questi due media: «Le linee tra questi due media sono molto fluide e sfumate. Tuttavia, delle linee di separazione esistono e il nostro compito è quello di fare i conti con esse».
I due media sono entrambi protagonisti del mondo audio contemporaneo. Originariamente la nascita del podcast è pensata per superare alcune caratteristiche della radio percepite come limitanti. L’esigenza è quella di pubblicare contenuti indipendenti che possano arrivare all’ascoltatore senza filtri, in maniera immediata.
Secondo Markman, importante studioso americano di comunicazione: «il podcast dà ai produttori la libertà di selezionare e scegliere quegli elementi che a loro piacciono della radio, e riadattarli e ricomporli secondo l’età digitale».
Un forte desiderio d’indipendenza e libertà – che poi era lo stesso che aveva permesso alla radio di evolversi – anima professionisti che, dopo un passato di lavoro radiofonico, sono diventati dei podcaster, a conferma che podcast e radio sono due mondi fortemente legati.
Il podcast ha facilitato l’entrata nel mondo della produzione audio anche a tutte quelle persone senza esperienza nell’ambito del broadcasting, un tempo impossibilitate a farne parte.
Radio e podcast: simili ma con tecnologie diverse
Il podcast viene pubblicato attraverso il metodo di distribuzione feed RSS. Grazie a tale sistema e alla sua natura on demand, il podcast può essere ascoltato quando si vuole e dove si vuole, non è necessaria una connessione internet in quanto il contenuto multimediale può essere scaricato e conservato. È quindi l’ascoltatore a decidere quando utilizzare il contenuto audio scelto.
Le emittenti radiofoniche, invece, hanno una programmazione inserita all’interno di un rigido palinsesto; il tipo di trasmissione è live, in diretta. In questo caso è la radio a decidere quando mandare in onda una determinata trasmissione, e l’ascoltatore si deve sintonizzare in quel dato momento. Occorre fare attenzione anche a non confondere un podcast con una web radio: questa viene fruita in streaming e necessita di una rete internet. Inoltre il podcast, anche se può essere costituito da una trasposizione di un programma radiofonico, per sua natura è un contenuto originale e inedito.
L’influenza reciproca tra i medium della comunicazione
I media s’influenzano a vicenda ed è ciò che avviene tra la radio e il podcast. Si parla di una “età dell’oro del podcast”, e in effetti i numeri relativi alla fruizione del formato ne confermano l’ascesa.
Oggi, i due medium coesistono, come i libri e gli e-book, come gli mp3 e i vinili.
Non è necessario, e soprattutto non è auspicabile, che un mezzo di comunicazione si evolva obbligatoriamente in un altro, perché ognuno ha delle peculiarità che gli permettono di farsi scegliere, volta per volta.
(Daniela Piras)