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È il programma di videoscrittura più noto e più usato al mondo (nonché il più piratato), per forza di cose è anche quello a cui la stragrande maggioranza degli scrittori o aspiranti tali si affida per buttare giù idee e parole. Ma scrivere un libro con Word è un’operazione tutt’altro che banale.
Gli eccessi di creatività
Una peculiarità di Word è quella di avere un mucchio di funzioni. Basta guardare la barra orizzontale in alto, piena di menù a bandierina e di pulsanti-scorciatoia. Il rischio, quando si hanno tante opzioni disponibili, è duplice: usarle troppo e usarle male.
Usarle troppo significa riempire il proprio testo con una moltitudine di colori, font, dimensioni, formattazioni, elenchi puntati, simboli e altro ancora. Se la persona che scrive sta buttando giù una sorta di diario personale, solo per i propri occhi o per quelli degli amici, è un conto. Ma se si sta cercando di scrivere un libro, vuol dire che il prodotto finale sarà un manoscritto destinato a essere visionato da degli editori oppure a essere trasformato in un prodotto editoriale in self-publishing. In entrambi i casi, il requisito fondamentale è quello della sobrietà.
Dai primi siti user-friendly a Word
Qualcuno ricorda quando, una trentina di anni fa, uscirono i primi software che consentivano di costruire dei siti internet in modo user-friendly, senza cioè dover passare dalla compilazione in HTML? Con quei software, tanti webmaster dilettanti realizzarono pagine web piene di effetti luminosi, gif animate e caratteri fluorescenti. Il risultato? Quei webmaster si autoqualificavano appunto come dilettanti. Succede lo stesso se un editore si vede arrivare un manoscritto che sembra una pagina di Geronimo Stilton, fra scritte colorate e formattazioni fantasiose: non si fa, punto.
Scrivere un libro con Word significa produrre un manoscritto leggibile, chiaro, lineare: un solo font, al massimo formattato in grassetto per i titoli, o in corsivo in casi specifici e coerenti. Ad esempio per evidenziare parole mutuate da lingue straniere, oppure per indicare i pensieri dei personaggi. Niente fantasie cromatiche, niente margini variabili da una pagina all’altra. Vale lo stesso anche per i testi di non-fiction: un editor di saggistica o un docente che esamina tesi e tesine ha bisogno di verificare la vostra competenza sull’argomento trattato, non quanto siete bravi a inserire immagini o a costruire una copertina.
Scrivere un libro con Word, fra residui di formattazione e dettagli importanti
A proposito di non-fiction, una delle funzioni più utili di Word è il cosiddetto copia-incolla. Può succedere di inserire delle citazioni, e di sicuro poterlo fare senza dover ricopiare tutto parola per parola è una grande comodità. Attenzione però a un dettaglio: il copia-incolla non riguarda solo il testo ma anche le sue formattazioni. Una volta quindi ricopiata la parte che ci interessa nel nostro file, bisognerà cambiarne il font, la dimensione e il colore in modo da omologare tutto con il resto del nostro file, e soprattutto prestare attenzione a due scocciature in particolare.
La prima sono le spaziature disomogenee: esistono pagine web i cui spazi hanno una formattazione tutta loro, quindi meglio controllarli e battere i “nostri” spazi su quelli preesistenti. La seconda sono i link seminascosti, quelli cioè di cui ci si accorge solo passando il cursore su determinate parole. Anche quelli vanno eliminati, con l’apposita funzione che Word fornisce.
Il maiuscolo e altri dettagli
Ci sono poi vari dettagli a cui fare attenzione. Sono appunto dettagli, ma trascurarli è il modo migliore per sembrare sciatti e superficiali. Il più evidente sono le lettere maiuscole accentate: sì, su Word esistono, basta cercarle fra i simboli oppure, in alternativa, inserire una lettera minuscola e poi trasformarla maiuscola, accento compreso, con l’apposita funzione. Usare l’apostrofo al posto dell’accento? Mai e poi mai.
Interlinea e spazio fra i capoversi
Un’altra questione è quella dell’interlinea e dello spazio fra i capoversi. Aprite un libro qualsiasi: salvo casi particolari il testo scorre in modo uniforme, non ci sono righe vuote o più distanziate di altre, anche fra capoversi distinti. Se le impostazioni predefinite del vostro Word alla voce “paragrafo” prevedono spaziature variabili, meglio ricondurre tutto a una sola.
Visto che stiamo parlando di dettagli importanti, un piccolo inciso: la voce “paragrafo” su Word è una traduzione maldestra dall’inglese “paragraph” che invece vuol dire “capoverso”. Alcune indicazioni su certi termini tecnici che sarebbe bene disambiguare sono disponibili sul sito dell’Accademia della Crusca.
Accortezza VS sciatteria
Ne abbiamo già parlato anche in altri articoli: il punto sta sempre nella chiarezza e nella leggibilità. Se non avete sufficiente dimestichezza con le funzioni di Word, ad esempio se non sapete gestire le tabelle o gli elenchi numerati, lasciate perdere, o usateli solo quando avrete imparato a suon di prove ed esercizi. Il vostro testo è un libro: anche nella sua forma più embrionale, finirà in mano a qualcuno. Usate dunque ogni accortezza (e la semplicità è fra le migliori) affinché il qualcuno in questione possa pensare tutto di quel testo, tranne che sia sciatto.
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